LATTOFERRINA

La lattoferrina, conosciuta anche come lattotransferrina è una proteina globulare multifunzionale con attività antimicrobica, sia battericida che fungicida.

La lattoferrina appartiene alla famiglia delle transferrine e possiede una massa molecolare di 80 KDa, con due siti di legame per lo ione ferrico (Fe3+), similmente alla stessa transferrina. La lattoferrina non è mai satura di ferro e il suo contenuto ferrico varia.

Si trova soprattutto nel latte ed è anche presente in molte secrezioni mucose come le lacrime e la saliva, inoltre protegge i neonati da infezioni all’apparato gastrointestinale. L’attività antimicrobica della lattoferrina è correlata alla sua affinità per il Fe3+, quindi la sua elevata capacità di competere allo stato libero con i microrganismi ferro-dipendenti) e all’azione diretta sulla membrana esterna dei batteri Gram negativi.
La combinazione della lattoferrina con lo ione ferrico nelle secrezioni mucose modula l’attività e le capacità aggregative dei batteri e dei virus verso le membrane cellulari. Questo perché alcuni batteri richiedono ferro per poter effettuare la replicazione cellulare e la lattoferrina lo sottrae dall’ambiente circostante, impedendone la proliferazione dei batteri. Tuttavia batteri come Escherichia coli possiedono chelanti del ferro che permettono a questi microrganismi di procurarselo anche in presenza di lattoferrina.

La lattoferrina (o lattotransferrina) è una glicoproteina ad azione antimicrobica e ferro-trasportatrice.

Nota ormai da tempo (scoperta da Sorensen e Sorensen nel latte vaccino nel 1939), è stata recentemente rivalutata per le sue proprietà antiossidanti, immunomodulatrici ed antinfettive.

A Cosa Serve

Funzioni, proprietà e utilizzo della transferrina

Tipica del latte, come il nome stesso fa intuire, la lattoferrina è presente anche in varie secrezioni mucose, come lacrime e saliva.

Più abbondante nel colostro rispetto al latte di transizione e di mantenimento, la lattoferrina è inoltre tipica dei granulociti neutrofili, cellule immunitarie con funzioni di difesa da infezioni batteriche e fungine.

Le proprietà antimicrobiche della lattoferrina sono principalmente dovute alla capacità di legare il ferro, sottraendolo al metabolismo di quelle specie batteriche – come l‘Escherichia coli – che dipendono da esso per la propria moltiplicazione e adesione alla mucosa intestinale (effetto batteriostatico); ha inoltre un’azione antibatterica diretta (battericida), grazie alla capacità di ledere gli strati più esterni della membrana cellulare (LPS) di alcune specie batteriche GRAM negative.

Non è quindi un caso che la lattoferrina venga sfruttata anche dall’industria alimentare per trattare le carcasse di manzo e proteggerle dalla contaminazione batterica di superficie. Similmente, non è casuale nemmeno il fatto che la lattoferrina si concentri a livello di molte mucose, che per definizione sono quegli strati di cellule che tappezzano la superficie interna delle cavità e dei canali dell’organismo comunicanti con l’esterno, e come tali esposti agli attacchi dei patogeni.

L’effetto antivirale della lattoferrina è relazionato alla sua capacità di legarsi ai glicosamminoglicani della membrana plasmatica, prevenendo l’ingresso del virus e bloccando l’infezione sul nascere; tale meccanismo è apparso efficace contro l’Herpes Simplex, i citomegalovirus, e l’HIV.

Esistono anche evidenze circa un possibile ruolo della lattoferrina come agente antitumorale, dimostrato in numerose occasioni su tumori chimicamente indotti in ratti da laboratorio.

La capacità della lattoferrina di legare lo ione ferrico (Fe3+) è due volte superiore alla transferrina, la principale proteina plasmatica deputata al trasporto del ferro nel torrente circolatorio (entrambe fanno parte della stessa famiglia di proteine – dette transferrine – capaci di legare e trasferire ioni Fe3+). Ogni molecola di lattoferrina può legare a sé due ioni ferrici ed in base a tale saturazione può esistere in tre forme distinte: apolattoferrina (priva di ferro), lattoferrina monoferrica (legata ad un solo ione ferrico) e ololattoferrina (che lega a sé due ioni ferrici). L’attività della proteina viene mantenuta anche in ambienti acidi ed in presenza degli enzimi proteolitici, inclusi quelli secreti dai microorganismi.

Come anticipato, il primo latte che la donna produce dopo il parto, il colostro, è particolarmente ricco di lattoferrina, che favorisce lo sviluppo di batteri intestinali benefici, aiutando il piccolo a debellare i patogeni responsabili delle gastroenteriti (coliche del neonato).

Con il passare dei giorni la quantità di lattoferrina si riduce, parallelamente allo sviluppo delle difese immunitarie del piccolo. Questo è il motivo per cui le concentrazioni di lattoferrina nel latte vaccino sono piuttosto variabili (le mucche vengono munte molto a lungo dopo la nascita del vitello).

Lattoferrina per il bambino

Nel bambino, la lattoferrina è anche un’importante fonte di ferro e ne facilita l’assorbimento.

Il ferro è l’unico minerale presente nel latte materno in quantità inferiori rispetto ai fabbisogni del lattante; tale deficit viene comunque colmato dalle scorte accumulate durante la vita fetale (il latte materno è senza dubbio l’alimento più raccomandabile per il neonato, in quanto fornisce tutti gli elementi nutritivi ma soprattutto li contiene nelle giuste proporzioni).

La capacità della lattoferrina di legare il ferro ne suggerisce anche un possibile ruolo come agente antiossidante. Sequestrando il ferro in eccesso, impedisce infatti che questo produca i ben noti effetti pro-ossidanti (Fe2+ + H2O2 → Fe3+ + OH· + OH).

Recenti studi hanno ascritto alla lattoferrina proprietà promotrici sull’attività degli osteoblasti e dei condrociti, cellule rispettivamente deputate alla produzione di tessuto osseo e cartilagineo.

Diagnostica di laboratorio

In diagnostica, le concentrazioni di lattoferrina nelle feci possono essere valutate per ricercare la presenza di malattie infiammatorie intestinali, come il morbo di Crohn e la colite ulcerosa. Queste patologie, infatti, si accompagnano tipicamente a un aumento della lattoferrina fecale.

La lattoferrina, anche detta lactoferrina o lattotransferrina, è un glicoproteina prodotta soprattutto dalla ghiandola mammaria dei mammiferi e quindi presente nel latte materno e in quello animale. E’ particolarmente abbondante nel colostro rispetto al latte maturo della fase successiva, per questo è estremamente importante l’allattamento al seno soprattutto nelle fasi iniziali di crescita del bambino.

La sua principale funzione è di colonizzare le mucose nel bambino così da renderlo più protetto. La Lattoferrina è la principale difesa per le infezioni batteriche e virali nei bambini (e non solo) perché è in grado di stimolare in questi una risposta immunitaria innata.

n piccole quantità, la lattoferrina viene prodotta anche dai neutrofili (cellule del sistema immunitario) e dalle ghiandole lacrimali e salivari pertanto possiamo trovarla anche in saliva e lacrime.

Dal punto di vista strutturale, si tratta di una glicoproteina, costituita per il 3 % da zuccheri come il mannosio e il fruttosio. Il lattosio non è presente nella struttura chimica della lattoferrina, pertanto può essere assunta tranquillamente anche dai soggetti che presentano intolleranza a tale zucchero.

Anche chi presenta allergia alle proteine del latte può assumere la lattoferrina: l’allergia, infatti, è verso altre proteine ossia le caseine, l’alfa-lattoalbumina e la beta-lattoglobulina.

Funzioni

La lattoferrina è una glicoproteina coinvolta è principalmente nella regolazione dell’omeostasi del ferro. La sua funzione principale, infatti, è di legare il ferro e trasportarlo nel plasma. Ogni molecola è’ in grado di trasportare fino a 2 ioni ferrici (Fe3+).

La capacità della lattoferrina di legare il ferro la rende una potente molecola antimicrobica e antiossidante:

    • il ferro è uno dei principali nutrienti che i batteri utilizzano per riprodursi e crescere. La lattoferrina, legando il ferro e sottraendolo quindi ai batteri, nei impedisce la moltiplicazione.
    • il ferro è un minerale che in eccesso può agire come pro-ossidante. La lattoferrina, sequestrando il ferro in eccesso, impedisce che da esso si generino specie reattive dell’ossigeno (mediante la reazione di Fenton).

Oltre alla sua capacità di legare il ferro, la lattoferrina esercita un’azione antibatterica e antivirale legandosi alla superficie dei microrganismi inibendo la loro adesione e il loro ingresso nelle cellule dell’ospite.

Ha proprietà antimicrobiche anche perché stimola nell’ospite la crescita dei bifidobatteri (buona flora intestinale) e l’attività di cellule del sistema immunitario, soprattutto Natural Killer e neutrofili.

Grazie al suo coinvolgimento nella regolazione dell’omeostasi del ferro, studi clinici hanno mostrato che la lattoferrina è utile nel trattamento dell’anemia in quanto è in grado di migliorare parametri ematologici come il numero dei globuli rossi, l’emoglobina, il ferro sierico totale, la ferritina e l’ematocrito.

Il trattamento dell’anemia con lattoferrina risulta essere più sicuro e con meno effetti collaterali rispetto alla classica terapia con ferro.

Lattoferrina e oncologia

Nel campo dell’oncologia la lattoferrina sta riscuotendo notevoli successi. Un esempio è stato lo studio effettuato in Giappone dalla Divisione di Patologia Sperimentale del National Cancer Center Research Institute di Tokio.

In questi studi sperimentali, la lattoferrina bovina (BLF), è stata trovata capace di inibire significativamente i tumori del colon, dell’esofago, del polmone, della vescica e la cancerogenesi nei ratti, quando somministrata per via orale. Inoltre, la somministrazione concomitante con agenti cancerogeni ha provocato una inibizione della carcinogenesi del colon.

E’ in grado di potenziare l’attività degli enzimi di fase II, come il glutatione S-transferasi, e potrebbe avere svolto un ruolo critico nella fase di post-soppressione in uno studio di carcinogenesi della lingua.

Effetti anti-metastatici sono stati inoltre rilevati quando la lattoferrina è stata data oralmente ai topi recanti carcinoma del colon altamente metastatico, con evidente miglioramento in materia di immunità locale e sistemica.

E’ stato trovato un notevole aumento del numero di linfociti T citotossici e delle cellule NK a livello della mucosa del piccolo intestino e le cellule del sangue periferico e questo a sua volta, ha fatto aumentare la produzione di interleuchina 18 (IL-18) e caspasi-1 nelle cellule epiteliali della l’intestino tenue, con possibile conseguente induzione di interferone (IFN)-gamma cellule positive. 

In un altro studio viene mostrata l’efficacia della lattoferrina in modelli di tumori multipli: in primo luogo è stato dimostrato che dosi farmacologiche di lattoferrina aumentano la IL-18 nell’intestino (775%, P <0,0001) e nel siero (132%, P = 0.0007). La IL-18, una citochina immunostimolante Th1 è nota per migliorare la citotossicità cellulo-mediata immunitario e inibire l’angiogenesi. La lattoferrina (1000 mg / kg bid x 8 giorni) ha inibito la crescita tumorale dell’80%, superiore alla inibizione intratumorale segnalata in precedenza.

Sia come monoterapia che in combinazione con cisplatino (5 mg / kg), una terapia standard per il tumore del polmone, la lattoferrina ha dato un miglioramento dose-dipendente dell’attività del cisplatino (400 mg / kg) inibendo la crescita tumorale del 90% rispetto al placebo e 83% rispetto al solo cisplatino (P <0,05).

Diversi regimi di associazione sono stati sottoposti a test per valutare i programmi di trattamento alternativo per la sperimentazione clinica. La lattoferrina rappresenta un sicuro e ben tollerato antagonista del cancro. 

Un recente articolo ha mostrato un caso in cui la lattoferrina è stata utilizzata nel trattamento del mesotelioma, un tipo di cancro al polmone associato con l’amianto. L’articolo riportava che il paziente aveva assunto semplicemente lattoferrina, vitamina C ed altri integratori riportando non solo benefici ma anche un sensibile miglioramento della patologia, soprattutto quando era aggiunta lattoferrina al programma.

Il risultato finale è stato un recupero abbastanza completo da un tipo di cancro che è estremamente aggressivo.

Lattoferrina e Covid-19

Si stanno diffondendo sempre di più notizie sulla possibile capacità della lattoferina di “prevenire” e “combattere” l’infezione da SARS-Cov-2.

Ma cosa mostrano esattamente gli studi che sono stati fatti? I più recenti sono proprio quelli dell’Università di Roma Tor Vergata e Sapienza.

Lo spunto per iniziare gli studi sulla lattoferrina è stata proprio l’osservazione che i bambini piccoli (che beneficiano ancora degli effetti dell’allattamento) non sviluppano quasi per niente l’infezione da Sars-Cov-2. Questo ha fatto pensare che la responsabile possa essere proprio la lattoferrina, una glicoproteina presente nel latte materno di cui sono note già da tempo le proprietà antivirali.

I primi studi in laboratorio hanno mostrato che la lattoferrina è in grado di interagire con la “spike”, glicoproteina esterna del Sars-Cov-2 impedendogli di entrare all’interno delle cellule.

Dal laboratorio si è passati alla clinica: somministrando ai pazienti affetti da Covid la forma liposomiale pura della lattoferrina si è osservato che i tempi di negativizzazione e la vitalità del virus si riducono.

Un altro importante dato osservato è che la sede di azione della lattoferrina: agisce soprattutto a livello della mucosa nasale, respiratoria e intestinale ossia le parti del nostro corpo in cui il virus si va a moltiplicare.

Quali sono i limiti degli studi fatti? Al momento la ricerca sta osservando i risultati solo su pazienti affetti da Covid quindi che hanno già contratto l’infezione e hanno la malattia in corso. Non ci sono ancora dati circa gli effetti della lattoferrina in termini di prevenzione. Inoltre il campione studiato è costituito da un numero basso pertanto tali dati devono essere confermati anche su una popolazione più ampia. Infine non si tratterebbe di una cura in quanto la lattoferrina non è in grado di uccidere il virus ma è in grado di creare un ambiente sfavorevole al virus.

Gli stessi ricercatori, affermano che, grazie a questi dati incoraggianti, il trattamento con lattoferrina può costituire un ottimo tamponamento alla situazione di emergenza in attesa del vaccino.

Controindicazioni ed effetti collaterali

Integratori di lattoferrina possono essere assunti anche per lunghi periodi senza controindicazioni particolari e anche in condizioni patologiche.

Essendo la lattoferrina un importante regolatore del ferro, particolare attenzione all’assunzione dovrebbero farla i pazienti affetti da malattie neurodegenerative (Parkinson, sclerosi multipla…) in quanto sono patologie caratterizzate da un alterato metabolismo del minerale: non ci sono, infatti, sufficienti studi che dimostrano l’efficacia o i possibili effetti collaterali di tale integrazione.

Anche i bambini la possono assumere.

Donne in gravidanza o durante l’allattamento, invece, dovrebbero evitarla in quanto non sono stati fatti studi che dimostrano che l’integrazione è priva di rischi.

Oltre alla capacità di legare il ferro, la lattoferrina è anche in grado di legare (anche se con affinità minore) altri metalli come rame e manganese. In caso quindi di assunzione di dosi elevate di lattoferrina può verificarsi carenza di tali minerali.

Al momento non sono note interferenze farmacologiche.

Integratori di lattoferrina: quale scegliere?

In commercio esistono diversi prodotti a base di lattoferrina, soprattutto di origine bovina. Gli effetti sulla salute sono gli stessi rispetto quella umana. Al momento si stanno diffondendo anche integratori che contengono una formulazione particolare di lattoferrina ossia la lattoferrina liposomiale maggiormente assimilabile e quindi caratterizzata da una maggiore disponibilità.

I dosaggi sono strettamente personalizzati soprattutto in presenza di patologie. In via preventiva si può tranquillamente assumere il dosaggio consigliato sul prodotto acquistato.

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